Sono felice di ringraziare 4cLegal, la piattaforma per il beauty contest ideata da Alessandro Renna (www.4clegal.com), che oggi ospita un mio articolo dedicato al tema della reputazione online.
Il tema della reputazione on line è sempre più importante per noi. Non foss’altro perché la nostra idea di agenzia si fonda sul societing, sul fare approdare organizzazioni, brand e istituzioni – con il fondamentale contributo della Rete – nel luogo aperto e multiforme chiamato società. Riconosciamo infatti preminenza alla società più che ai mercati, ai cittadini più che ai consumatori, allo sviluppo di relazioni e conversazioni più che alla promozione asimmetrica di brand e prodotti, alla pervasività più che alla specializzazione. E venendo alle conversazioni, ci occupiamo sempre più spesso di reputazione. Parliamo soprattutto di quella parte di conversazione che si è spostata in rete, tutta attorno a noi, e ci e vi riguarda. Il controllo del dialogo non appartiene più all’azienda, ma al consumatore. Le esperienze positive (e negative) vengono rapidamente diffuse raggiungendo in una scarsa frazione di tempo milioni di individui, tra i quali clienti e clienti potenziali. Non dimentichiamo che ormai due persone su tre reputano internet la più affidabile fonte di informazioni su tutto, prodotti, ma soprattutto aziende e singoli individui, nella loro sfera privata e professionale. E una recente ricerca di CrossTab sostiene che il 70% di manager incaricati di fare selezione di personale abbiano scartato un candidato trovando, su di lui, informazioni non adeguate in rete. E lo sviluppo verticale dell’internet of things dice come ormai sia on line tutto, persino se non lo siamo noi: se anche rimaniamo low-tech, la rete ci ha catturati. Se ben gestita, la reputazione on line crea profili equilibrati, controbilancia lo sviluppo di topic o trend distorti e ci aiuta a investire nella creazione di nuove opportunità di business, in linea con il nostro profilo. E questo è talmente vero, che ha poco senso persino esplicitare la parola on line: è reputazione, sic et simpliciter. La nuova sfida diventa quindi quella di capire le conversazioni, gestirle e influenzarle attivamente, dotandosi dei giusti strumenti e dei giusti servizi di ascolto e analisi. Perché le conversazioni influenzano la reputazione - di un brand, così come di un singolo individuo -, nel bene e nel male, professionale e personale. E avere il controllo di quello che si dice in rete, e che i motori di ricerca accolgono per buono, è sempre più fondamentale e strategico: in primis nel conoscere, poi nel gestire e, tertium, nel costruire una reputazione on line che consenta a chi cerca di trovare il materiale per noi più idoneo alla nostra presentazione in rete. La domanda che più spesso ci sentiamo fare è: ma è possibile, e se sì, come? Chapter4 ha, tra le sue pagine, molte case histories fortunate in questo ambito: dall’intervento mirato alla cosiddetta diluition di una reputazione inquinata da un articolo pubblicato, talvolta anche lontano nel tempo, che rimane tra i risultati in pole position della prima pagina di Google o altro motore di ricerca, a progetti di reputation building ex novo e non. E se volete saperne di più, come imprese o come singoli individui, siamo più che disponibili a leggervi le nostre pagine sull’argomento.