Francesca Cerruti è ceo di Ab medica, azienda italiana che si occupa di innovazione sanitaria. Le sue specializzazioni passano dalla robotica alla telemedicina, dalla creazione alla distribuzione di nuove tecnologie medicali e dispositivi medici indossabili.
E poi ancora robotica, chirurgia mininvasiva, cardiologia interventistica e radiologia. Insomma, un ruolo da apripista nel settore healthcare nazionale.
Cerruti, come si riesce a stare un passo avanti agli altri?
Creare dispositivi medicali richiede una struttura organizzata con attenzione, in grado di fare ricerca in autonomia e, allo stesso tempo, definire collaborazioni con il mondo accademico e scientifico per individuare nuove idee o brevetti non ancora sviluppati in prodotti. Tutto questo richiede competenze specifiche e visione, che cerchiamo di tradurre in pratica attraverso la formazione e l’inserimento di figure con esperienze di rilievo.
Come funziona il vostro innovation hub?
Il nostro innovation hub lavora a diversi progetti di ricerca e sviluppo, presentati e finanziati nell’ambito di programmi comunitari. Il più recente è Intense (Integrated Technologies and Enhanced Sensing for cognition and rehabilitation). È nato per creare un sistema basato sull’interpretazione potenziata dall’intelligenza artificiale dei segnali neurofisiologici e supportare così la riabilitazione cognitiva, neuromotoria e affettiva (o loro combinazioni), attraverso il nostro caschetto Helmate, che acquisisce, registra e invia in modalità wireless i tracciati elettroencefalografici, integrando i segnali cerebrali con altri parametri vitali in un sistema unico e certificato, interagendo con la nostra piattaforma di telemedicina Maia.
Da Vinci è il sistema per la chirurgia mininvasiva robot-assistita introdotto in Italia da ab medica, con cui nel mondo sono stati trattati oltre dieci milioni di pazienti. Sarà questo il futuro dell’innovazione nella sanità?
Il sistema robotico da Vinci è stato il primo robot chirurgico ad arrivare in Italia (e in Europa), nel 1999. Mio padre, Aldo Cerruti, fondatore di Ab medica, ha percepito il valore di questa tecnologia, fino ad allora pensata per operare negli ospedali da campo militari. Crediamo che un approccio della medicina più orientato all’innovazione tecnologica possa permettere una maggiore precisione di intervento, minor dolore post-operatorio e una ripresa più rapida delle normali attività. Il futuro non può che andare in questa direzione.
Avete scelto di esplorare tecniche e tecnologie mininvasive: come si è evoluto questo approccio?
In Ab medica vogliamo occuparci del paziente e rendere migliore la sua esperienza di cura. La chirurgia robotica mininvasiva garantisce minori tempi di ricovero e di recupero post-operatorio, maggiore precisione di intervento e, in generale, prospettive migliori sia per il paziente che per i medici. Operiamo una costante ricerca delle tecnologie mininvasive più avanzate nel mondo medicale per introdurle anche in Italia.
Quali sono stati i vostri recenti risultati di ricerca?
Maia è uno dei risultati di cui andiamo più orgogliosi. È una piattaforma di telemedicina che risponde ai nuovi bisogni di cura: dall’ospedale al territorio, fino al domicilio. Permette di effettuare televisite, teleconsulti, monitoraggi spot o continui, la gestione di terapie farmacologiche e riabilitative, la cura di pazienti cronici, oltre alla condivisione di documentazione clinica tra professionisti. Un passo avanti verso una presa in carico più attenta e puntuale, nel rispetto delle necessità del paziente.
A quali nuovi progetti e investimenti state lavorando?
Vogliamo continuare a disegnare il futuro della sanità in Italia, perché sia sempre più orientata ai bisogni di cura dei pazienti, attraverso il disegno di nuovi percorsi per accogliere le tecnologie più innovative e garantire una reale presa in carico del paziente. Il digitale, in particolare, avrà un ruolo anche nel garantire la sostenibilità del Sistema sanitario nazionale, in un momento di aumentato fabbisogno di cura, come quello che stiamo vivendo. Il nostro impegno non si ferma qui: la crescita passa dalla formazione, e per questo continueremo a offrire ai giovani medici l’opportunità di imparare a utilizzare le più avanzate tecnologie.
Come vede il futuro della sanità?
Molto incerto e la causa è l’entrata in vigore del payback per i dispositivi medici. Si tratta di un provvedimento iniquo e anticostituzionale, che rischia di mettere in ginocchio un intero comparto, imponendo alle aziende la restituzione di una parte delle spese in eccesso effettuate dalle singole regioni, senza tenere conto del fatto che la fornitura di dispositivi medici avviene a seguito dei provvedimenti di aggiudicazione di gare pubbliche al ribasso. Una norma retroattiva e pericolosissima: in gioco ci sono diverse decine di migliaia di posti di lavoro in tutta Italia e il progresso tecnologico. Ab medica farà di tutto per preservare i propri talenti e proseguire nell’impegno sul fronte della ricerca e dello sviluppo, ma quanti riusciranno a resistere come noi, soprattutto tra le realtà di piccole e medie dimensioni? Senza dimenticare le ricadute sul cittadino, che avrà sempre meno accesso a una sanità di eccellenza e a soluzioni diagnostiche e terapeutiche di qualità.