L’onda dei disturbi alimentari continua a crescere. «Dopo la pandemia non c’è stato un rallentamento dei nuovi casi segnalati e il trend è sempre in ascesa. Tra il 2021 e il 2022 le prime visite sono aumentate di circa il 30%, come era successo tra il 2020 e il 2021» fa il punto Laura Dalla Ragione, psichiatra e psicoterapeuta, direttrice della rete dei servizi per i disturbi del comportamento alimentare dell’Usl Umbria 1, in occasione della Giornata nazionale del Fiocchetto Lilla, dedicata a queste patologie, che si celebra il 15 marzo.
Dati e numeri
L’età di esordio negli ultimi anni si è abbassata fino a 8-11, prima dello sviluppo puberale. E i casi sono sempre più seri. All’ospedale Bambino Gesù di Roma gli accessi al pronto soccorso negli ultimi due anni (2021-2022) sono raddoppiati rispetto al biennio precedente (2019-2020), passando da 463 a 911. Mentre i ricoveri in ospedale sono cresciuti di oltre la metà (più 56%): da 362 a 565. In rialzo anche i day hospital (più 24%): da 1062 a 1320).
In Italia soffrono di disturbi alimentari oltre tre milioni di persone e «sono la seconda causa di morte degli adolescenti dopo gli incidenti stradali» ricorda Dalla Ragione. L’utenza in carico ai centri di cura dedicati secondo una stime dell’Istituto superiore di sanità che risale al 2021 sono al 90% femmine.
I tre disordini principali riscontrati sono: anoressia nervosa (42%), bulimia nervosa (18%) e binge eating, cioè grandi abbuffate ricorrenti senza vomito e altri metodi di compenso (14,6%).
Il pericolo dei social network
«Con un numero sempre maggiore di nativi digitali coinvolti è necessario non sottovalutare l’influenza che esercitano i social network sull’insorgenza precoce di queste malattie — commenta l’esperta —. Oggi l’uso dei social è a tutti gli effetti entrato a far parte dei fattori di rischio dei disordini alimentari nelle situazioni di maggiore fragilità. Tant’è vero che durante l’anamnesi chiediamo al paziente quali siti, app e chat frequenta, per quanto tempo al giorno e se la sua autostima e il suo stile di vita sono condizionati dalle interazioni virtuali». Dalla Ragione ha curato insieme a Raffaela Vanzetta (psicoterapeuta) il libro «Social fame» (Il Pensiero scientifico editore) in uscita a fine marzo, che indaga proprio il rapporto tra adolescenza, social media e disturbi alimentari. La prefazione è firmata da Fiorenza Sarzanini, vicedirettrice del Corriere della Sera, che in gioventù ha sofferto di anoressia bulimica e un anno fa nel saggio «Affamati d’amore» (Solferino ed.) ha raccontato la sua storia personale a lieto fine e quella di tanti ragazzi ancora ammalati, per fare luce su un’emergenza sociale esplosa durante il Covid che non trova risposte di cura adeguate sul territorio. «Il virtuale è molto reale per la generazione che è nata e cresciuta con internet. È parte del processo di costruzione dell’identità personale e questo è un aspetto che non si può più ignorare. Ciò non significa che i social network sono la causa dei disordini alimentari ma un effetto scatenante che contribuisce alla loro diffusione» osserva Dalla Ragione.
Le cause dei disturbi alimentari
I disturbi alimentari sono patologie determinate da più fattori concomitanti, quali «scarsa autostima, perfezionismo, traumi pregressi, vulnerabilità genetica» ricorda la psichiatra. Al centro dell’ossessione per il cibo c’è l’insoddisfazione per il proprio corpo: «L’esposizione continua a immagini e video di influencer e personaggi famosi con volti perfettamente levigati, occhi luminosi, pancia piatta e glutei scolpiti, induce una perenne frustrazione verso il proprio aspetto fisico e una voglia di emulare quei corpi tanto perfetti quanto irreali, perché modificati con tutti i filtri possibili e magari corretti con interventi di medicina e chirurgia estetica» spiega Dalla Ragione. Social, app e chat aumentano poi la condivisione di regimi alimentari e allenamenti per perdere peso rapidamente. «Se l’influencer è un coetaneo — sottolinea la dottoressa —, che si filma dalla sua cameretta mentre dispensa consigli su come ridurre le calorie giornaliere e sugli esercizi fisici da fare per bruciare tutto quello che si assume, la distanza si accorcia e gli obiettivi sembrano ancora più raggiungibili». Lo spazio virtuale, infine, è teatro di giudizi, commenti e insulti sull’immagine corporea. «Il 90% dei giovani con un disturbo alimentare confessa di essere stato bullizzato online o dal vivo per il suo aspetto estetico» dice Dalla Ragione. Su chat e social, sostiene nel libro la psichiatra, il corpo perde la sua sacralità, intesa come unicità, e la sua vitalità, che lo fa diventare la casa della nostra anima: «Nel momento in cui si idolatra un modello di bellezza ideale si ricerca un corpo omologato e inanimato, si smette di abitare il proprio corpo, che diventa brutto ed estraneo, qualcosa da smontare e rimontare. E proprio Il controllo e la manipolazione del corpo, come espressione di un disagio profondo, sono alla base del disturbo alimentare».