«I genitori non devono sentirsi in colpa o colpevolizzare il figlio se a differenza dei coetanei ha difficoltà a leggere, contare, fare amicizia o stare attento, se è irrequieto, aggressivo, non sa organizzarsi. È bene confrontarsi con il pediatra e con gli insegnanti, che potrebbero accertare il problema magari tenendo il bambino sotto osservazione per un periodo» spiega Antonella Costantino, che dirige dal 2005 l’unità operativa di Neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza del Policlinico di Milano e ha toccato con mano che la paura dello stigma da parte delle famiglie porta a ritardare la diagnosi, a scapito della salute del bambino.
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